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“Se non siamo gialli, non ci piace”, sulla pelle di cittadini e lavoratori

“Qui si continua con la logica dell’uomo solo al comando, come se davvero si trattasse di una corsa ciclistica. Che ha come premio non la maglia, ma la patente di regione di colore giallo. Come se, invece, tutto intorno a noi, in Molise, non fosse un disastro” Scorata ma determinata al tempo stesso la Segretaria generale della UIL, Tecla Boccardo. Che argomenta: “Un fallimento annunciato quello che oggi è sotto gli occhi di tutti! Sono mesi che continuiamo a denunciare gli errori, abbiamo chiesto alle istituzioni di collaborare lealmente ma nessuno ci ha ascoltati, non è stata mai istituita la Commissione sicurezza, come previsto dal Protocollo di luglio. Sarebbe stato un importante segnale di collaborazione e utilizzo di competenze. Indispensabile strategia perché questa partita la si vince solo uniti, altrimenti il virus travolgerà tutto e tutti, anche la coesione sociale e l’armonia nelle famiglie, l’impegno nel lavoro.”

 “Questa seconda ondata che colpisce anche il Molise – continua la sindacalista – evidenzia tutti i pericoli e le fragilità del nostro sistema. Ammalarsi in Molise era già un rischio prima del Covid, ora tra boom di contagi, focolai in case di riposo, carenza di medici e personale sanitario, nessuna strategia condivisa e convincente… è diventato una vera disgrazia. Faccio un breve ripasso: l’Ospedale di Campobasso di fatto ormai praticamente “chiuso” e trasformato in centro Covid, reparti che vengono sempre più compressi per far spazio a questi pazienti, il cui numero cresce di ora in ora. Il personale, storicamente sottorganico e super sfruttato, che ora mette a rischio la propria salute e quella dei familiari suoi, ormai allo stremo delle forze.”

 Problemi che vengono da lontano, a parere della Boccardo. “Il nostro sistema sanitario, da anni in piano di rientro, non è in grado di garantire i livelli minimi di assistenza a partire dai territori. E, quando l’epidemia è arrivata, abbiamo registrato un intollerabile e ingiustificabile tempo perso nel prepararsi a questa seconda ondata e i ritardi nell’affrontare con piani efficaci l’emergenza Covid. Troppa attenzione, di chi se ne sarebbe dovuto occupare, a magnificare le proprie competenze e capacità di relazione con i palazzi romani, troppe inconcludenti comparsate in televisione. E allora: la scelta di non realizzare un ospedale Covid dedicato, nonostante le richieste della stessa maggioranza del consiglio regionale. Ora, con l’ondata dei contagi, si attendono due ospedali da campo per provare a reggere evitando il collasso, dare respiro ai reparti saturi, destinare altrove le ambulanze che sostano davanti ai Pronto Soccorso. Sperando che insieme alle strutture arrivino anche medici e paramedici per gestirle e, soprattutto, ossigeno e medicine per curare i malati. Meno male che c’è il personale sanitario e tutto il mondo del lavoro che gira attorno alla sanità che sta affrontando con grossi sacrifici l’emergenza, auto organizzandosi in assenza di qualcuno che programmi per bene. Meno male che ci sono i Sindaci, anch’essi lasciati da soli e con pochi strumenti ad affrontare questa emergenza,nelle loro comunità e al fianco dei cittadini che, altrove, non trovano né ascolto, né rispetto dei loro diritti.”

 La leader sindacale non si meraviglia nemmeno della tanta attenzione dalla stampa e dalle televisioni nazionali: “Le ultime inchieste giornalistiche stanno evidenziando l’incapacità di gestione e i ritardi inaccettabili dell’emergenza sanitaria di un sistema sanitario da anni commissariato per arginare una voragine debitoria che, invece di diminuire, cresce. Da qui i tagli selvaggi di strutture, reparti, personale, interi ospedali – come Larino e Venafro – cancellati dal territorio per eliminarli dai bilanci. Spariti i medici di base e gli ambulatori territoriali. Da noi a crescere è stata solo la mobilità passiva, il debito e la preoccupazione dei cittadini.”

 “E allora teniamoci la zona gialla, che tanto piace alla nostra politica come se fosse la patente di buona amministrazione, oculatezza, professionalità messe in campo nell’emergenza. Senza, per carità, occuparci della povertà che cresce, del crollo dei consumi, dell’andata in crisi di intere filiere produttive che erano (o avrebbero potuto essere) le nostre eccellenze, dal turismo alla ristorazione, dal commercio all’artigianato. Saracinesche abbassate che chissà se riapriranno mai, fallimenti di piccole e medie imprese, disagio anche di quelle più strutturate.”

 Accusa finale: “Tutto questo non si vede da Via Genova, dai palazzi del potere trasformati in un fortino impenetrabile, pur di tenere fuori i lavoratori della Gam sempre più in pericolo, gli edili in stato di agitazione perenne, gli artigiani e commercianti alla canna del gas, gli stessi operatori della sanità stanchi di essere chiamati eroi e poi calpestati nei diritti, i pensionati che attendono una sanità di territorio e un supporto nella non autosufficienza, gli imprenditori che pure qualche idea di sviluppo economico l’avrebbero. Fuori c’è il disagio, la preoccupazione, la sofferenza. Dentro qualcuno ha messo in fresco la bottiglia di spumante perché sia pronta per Natale e per gli auguri per l’anno entrante. Ma che ci sarà mai da festeggiare…”

Boccardo scuote la testa.

CGIL, CISL e UIL: “Pretendiamo risposte da chi gestisce la sanità. Non abbiamo più tempo per rimpalli di responsabilità”

I dati degli ultimi giorni evidenziano una crescita esponenziale dei contagi da covid-19 con il conseguente aumento di pressione sul lavoro degli operatori sanitari, che a breve saranno inondati dall’ulteriore sovraccarico dovuto alla stagione influenzale. Evenienza che rischia di far collassare le strutture ospedaliere, al punto di non poter più garantire la continuità assistenziale a discapito di altre patologie, anche molto gravi, che chiaramente non si fermano perché siamo in emergenza COVID.

 

A questo si aggiunge la conclamata carenza strutturale della medicina territoriale, ridotta ai minimi termini e quella atavica di medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari, che si sta manifestando maggiormente a causa dei numerosi contagi. A tal proposito: chi dovrà essere sostituito, come lo sarà e da chi? Non vorremmo che questa ulteriore grana spingesse verso l’accorpamento o la sospensione di tutte le prestazioni ospedaliere ordinarie.

Non c’è più tempo da perdere!

 

Chiediamo un cambio di strategia vero e tangibile. Basta con gli show televisivi e le promesse. In otto mesi di pandemia non si è proceduto a un’adeguata riorganizzazione del sistema sanitario nel suo complesso con gravi conseguenze per la tenuta del sistema, in queste ore sempre più evidente. “Curare i malati a casa” è stata l’imperativo del Governatore Toma, con la promessa di non vedere mai più la gente sovraffollare i pronto soccorso, sono state istituite a mala pena le unità speciali USCA, ma il sistema sanitario ancora troppo disomogeneo e senza un vero potenziamento della rete territoriale  e ospedaliera è vicino al collasso: troppi infetti al pronto soccorso, troppi ricoverati nei reparti di malattie infettive, non solo al Cardarelli, ma anche, inopportunamente, in altre strutture ospedaliere non Covid.

A nostro parere, lo ribadiamo, urge un centro Covid dedicato e riusciremo a reggere a questa seconda ondata  solo si potenzierà velocemente e se funzionerà la medicina territoriale e saremo in grado di tenere e curare a casa le persone ma ciò non deve significare lasciarle nel dimenticatoio.

E allora, servono investimenti subito per: prevenzione, assunzioni straordinarie di personale, strumentazioni, implementazione delle strutture territoriali, assistenza domiciliare e di strutture di prossimità, centri d’assistenza di positivi asintomatici, strutturazione adeguata della rete ospedaliera, attraverso il potenziamento della terapia intensiva e sub intensiva, nonché  per il trasporto di malati Covid e non Covid.

 

Urge profilare e attenzionare la fascia di popolazione non autosufficiente e riorganizzare totalmente il sistema delle strutture residenziali per anziani, troppo spesso isolate dal contesto e dotate di personale insufficiente, con il risultato di diventare focolai di diffusione. Quello che si è verificato durante la prima ondata dell’emergenza, difatti, si sta già ripresentando.

Non possiamo aspettare di arrivare al collasso prima di agire con interventi concreti: la politica ha già perso tempo in questi mesi e il personale dei pronto soccorso e della terapia intensiva è già ridotto all’osso e provato da un virus che non si è mai fermato.

 

CGIL CISL e UIL disapprovano il comportamento del Presidente della Regione e dei Commissari alla sanità che continuano nella scelta di non volersi confrontare, magari impegnati in questo classico rimpallo di responsabilità dovuto a presunti “perimetri di competenza” ma che sanno tanto di scaricabarile.

Allora, per facilitare il tutto, poniamo delle domande a entrambi, sperando in una risposta e non in uno scarico l’un l’altro.

Cosa si sta facendo, nel concreto, per evitare il collasso del sistema ospedaliero?

Si sta davvero facendo tutto il possibile per deviare la rotta che ci porterà al collasso del sistema sanitario o si spera che arrivi un vaccino o delle cure efficaci come  soluzione al problema?

Come si sta pensando di evitare che medici, infermieri, operatori socio sanitari ripiombino in ritmi insostenibili, con carichi di lavoro disumani e ad altissimo pericolo di contagio?

Come si garantiranno ai Molisani i servizi sanitari essenziali?

Quali sono le azioni in programma rivolte alle persone più fragili, distanti dai presìdi sanitari? Oltre alle misure di confinamento che hanno blindato le RSA e RA cosa è stato fatto per proteggerli?

Non vorremmo che questa silenziosa e taciturna attesa, celi la trepidante attesa che il Governo nazionale metta in campo ulteriori limitazioni, auspicando che in questo modo si risolvano questi e altri problemi.

Il Presidente ha detto che è tutto sotto controllo  (pur se i cluster non lo sembrano) e che i dati sono aggiornati e monitorati. Noi non siamo esperti di numeri come lui, ma riteniamo che quei dati vadano letti, interpretati, meglio utilizzati per prevenire e parametrarli alla realtà, relativamente alle conseguenze che possono portare.

 

Alle condizioni attuali, senza essere contabili, immaginando  un andamento costante di contagi e di conseguenti ricoveri, non si ha troppo spazio per la fantasia e siamo obbligati a chiedere risposte a queste domande.

Abbiamo poco, pochissimo tempo per affrontare le questioni e tentare un intervento.

Tra giorni, se non ore, sarà già troppo tardi e le responsabilità saranno di chi non ha voluto ascoltare!

 

STAVOLTA, GLI APPLAUSI NON BASTERANNO!

 

 CGIL                                 CISL                       UIL

Paolo De Socio          Giovanni Notaro        Tecla Boccardo

“il virus corre veloce. La politica regionale e’ lenta”

“Sul fronte del virus, anche in Molise la situazione è seria, molto seria. Ma non sembra che, chi dovrebbe prendere in mano la situazione, se ne avveda. Sperando, forse, che tutto prima o poi si sistemi da sé. Sono anni che così si procede da noi, fra irresponsabilità e fatalismo, perché mai questa volta dovrebbe andare diversamente?” Amara denuncia, quella della Boccardo, che torna, come periodicamente fa, sul tema della sanità molisana malata, al collasso praticamente. “In questa seconda ondata, salgono i contagi ovunque e questa volta la corsa del virus non risparmia neppure il Molise. Se questo trend continuerà anche nelle prossime settimane, la fase di ‘contenimento’ dell’epidemia sarà sempre più complicata. Cresce pertanto la preoccupazione tra gli operatori sanitari che a breve saranno inondati dall’ulteriore sovraccarico della stagione influenzale. Serve, URGENTEMENTE, un potenziamento dei servizi territoriali – nostra vera carenza strutturale – e rendere ancora più efficienti le attività di testing e tracing (in buona sostanza i tamponi ed il tracciamento dei contatti avuti da chi risulta positivo).”

“A 8 mesi dall’emergenza– continua l’analisi della leader della UIL – sembra che non si sia ancora imparata la lezione: i lavoratori lamentano la carenza dei dispositivi di protezione e non si conosce ancora qual è la situazione per i vaccini al personale sanitario. Nel frattempo, fra la popolazione crescono preoccupazioni e lamentele per il mancato potenziamento delle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, nate con il compito di seguire i casi sospetti o conclamati di Covid-19 direttamente a casa. Ancor più fallimentare, nella nostra regione, l’operazione per assumere infermieri di famiglia, prevista a maggio dal decreto rilancio. Queste nuove figure professionali dell’ambito sanitario,assunte per rafforzare il territorio e diventare una nuova figura di riferimento per le famiglie, avrebbero potuto essere ulteriormente incrementate grazie alle disponibilità economiche messe a disposizione dal decreto. Ma da noi, a tutt’ora, poco si è fatto.  Il Molise è in ritardo  anche rispetto ai posti letto per terapie intensive: sono 26 i posti che non sono stati ancora attivati, nonostante i ventilatori siano stati inviati e altri siano disponibili, come dichiarato alla stampa dal commissario nazionale Arcuri.”

Di tutto questo ci si dovrebbe occupare, su questi temi ci dovrebbe essere un confronto ed un dibattito in corso. Ma così non è, fa rilevare la Segretaria generale della UIL Molisana. “Continua, purtroppo, l’assenza di un reale confronto della Regione con gli operatori sanitari che operano in prima linea. La Regione non ha fornito risposte alle richieste avanzate dal sindacato, in particolare per quanto riguarda la necessità di un immediato incremento degli organici tramite assunzioni in grado di rafforzare il sistema sanitario regionale pubblico. Con il rischio che, in questa difficile fase nella quale vanno potenziati i servizi per l’emergenza e si potrebbe dover sopperire alle assenze di personale positivo sintomatico, la carenza di personale spinga la regione a sospendere nuovamente le attività non urgenti.”

Per questo, anche per questo, la Sindacalista della UIL ribadisce la richiesta da tempo avanzata unitamente a CGIL e CISL: “convocare tavoli permanenti di confronto sindacale sulla gestione dell’emergenza e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro a livello regionale ed aziendale. Per garantire che la sanità non vada in crisi, serve individuare senza ulteriore ritardo percorsi che consentano d’investire subito in assunzioni, strumentazioni e spazi e conoscere i nuovi Piani d’emergenza.”

Dipendenti pubblici, Boccardo: “I più presenti sui posti di lavoro, ma tuteliamo la loro salute”

La UILPA nazionale, che si si occupa dei lavoratori delle PA, osserva quanto sia preoccupante l’aumento dei casi di positività al Covid-19 che si sta registrando negli uffici pubblici. Questo anche a causa di una fondamentale difficoltà nel gestire l’emergenza nei luoghi di lavoro. Rientri di personale mal coordinati, sanificazioni e fornitura di DPI assenti, noncuranza e superficialità nel gestire situazioni di emergenza conseguenti ai casi di positività. Così la Segretaria della UIL Molise Tecla Boccardo che sottolinea come “Rispetto al protocollo sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali e dal Ministro della Pubblica Amministrazione, che prevede di concordare i percorsi con le rappresentanze dei lavoratori, sono ancora troppe le Amministrazioni reticenti che, oltre al tentativo di imporre decisioni unilaterali, si stanno rivelando non all’altezza di governare le situazioni di emergenza e protezione”.

 

La questione,  prosegue Boccardo , riguarda da vicino anche i dipendenti pubblici molisani che restano in attesa, nelle singole realtà lavorative, di indirizzi più chiari, parametrati sulle necessità, sulle esigenze e sulle strutture, compresa la riorganizzazione funzionale in smart working.

In alcuni uffici, ad esempio, si è arrivati alla mobilitazione del personale proprio perché non si intravedono soluzioni alle legittime richieste del personale.

Come UIL, a ogni livello, abbiamo più volte avuto modo di sottolineare che l’Italia nei mesi del lockdown ha funzionato anche grazie a questi lavoratori e ricordiamo la  lor volontà  che dallo Smart working sono rientrati in servizio, considerata la grande importanza e responsabilità della macchina pubblica in una fase emergenziale come quella che stiamo attraversando. Ma a patto che restino ferme le necessarie condizioni di sicurezza e di tutela della salute, non soltanto per i dipendenti ma anche per i cittadini.

 

Dunque, anche alla luce dell’attuale situazione di incertezza, con un futuro ambiguo rispetto all’andamento del virus e dei contagi, senza contare il prossimo arrivo dell’influenza stagionale, urge programmare nel dettaglio il rientro e le turnazioni dei lavoratori, con le relative  modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative, per la pianificazione delle operazioni di sanificazione, di distribuzione dei dispositivi individuali di protezione e soprattutto dell’impostazione degli interventi necessari nell’eventualità di insorgenza di casi di positività.

 

E proprio sull’impatto dello smart working nel Pubblico impiego, ricorda Boccardo, rileviamo grazie ad un nostro studio nazionale che poco più del 16% dei dipendenti pubblici ne ha beneficiato,  contro il 58% delle grandi imprese, rimarcando come questo istituto abbia interessato in modo prevalente il mondo del lavoro privato.

Oggi però, è necessario adoperarsi per ottenere risultati concreti ed efficienti in termini di funzionalità della Pubblica Amministrazione, anche con riferimento all’applicazione e individuazione chiara e immediata delle funzioni attivabili in Smart Working, il quale necessita di regolamentazione e di dotazioni strumentali appropriate oltre che un’idonea formazione.

 

Stiamo entrando in una fase di ulteriori limitazioni, per evitare di ricadere nelle circostanze di aprile.

Ebbene, considerato che la macchina della PA non può permettersi rallentamenti nella fase di rilancio del paese e i suoi dipendenti – per quanto continuino comunque a essere additati tra privilegiati nonostante questa forte testimonianza di dedizione e responsabilità resa ai tempi del COVID – chiediamo che chi ha potere decisionale, a ogni livello, si assuma le proprie responsabilità e metta in campo strumenti idonei.

 

Il sindacato, conclude la leader della UIL,  è pronto a discutere e ridisegnare ogni percorso utile affinché i lavoratori pubblici siano tutelati e messi nelle condizioni di continuare a operare in sicurezza o se necessario da casa, al pari di qualsiasi altra categoria di lavoratori.

Sicurezza degli operatori sanitari: “Lo Stato approva una Legge, dalle Istituzioni molisane mai un cenno”

“Da sempre la sicurezza e la tutela dei diritti dei lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni e’ stata al centro della nostra azione sindacale, anche attraverso una petizione di due anni fa per una proposta di legge intitolata “SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO CONTRO LE AGGRESSIONI AL PERSONALE DIPENDENTE” che ci vide impegnati nella raccolta di firme dinanzi i presìdi ospedalieri, anche molisani”.

Così la Segretaria generale della UILFPL Molise, Tecla Boccardo, facendo eco alle dichiarazioni nazionali della categoria.

“Le nostre richieste, perpetrate negli anni, sono state sempre chiare: la rivalutazione del valore della figura dell’operatore sanitario al pari di un pubblico ufficiale, garante di un servizio quale il diritto alla salute; l’istituzione di Comitati per la sicurezza con il compito di segnalare e proporre strategie per prevenire le aggressioni al personale; la modifica dell’art.61 del codice penale, che prevedeva pene più gravose per chi commette violenza ingiustificata a danno degli operatori; punti fissi di Polizia nei presidi ospedalieri e servizi attivi di video-sorveglianza.

Ebbene, dopo mesi di battaglie di qualsiasi ordine e a diversi livelli, tutto questo è  FINALMENTE LEGGE!”

 “ll Parlamento, spiegano dalla UILFPL,  ha approvato il Disegno di Legge che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni (per lesioni gravi) e da 8 a 16 anni (per lesioni gravissime) e con sanzioni da 500 a 5 mila euro chi si rende responsabile di aggressioni verso gli operatori del settore sanitario e socio-sanitario. Non solo, la legge prevede anche protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi e l’istituzione di un “Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie” presso il Ministero della Salute con lo scopo di monitorare gli episodi di violenza ed eventi sentinella che potrebbero degenerare in episodi violenti.

Con la nuova Legge viene inoltre istituita la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.

Una battaglia vinta insieme ai nostri rappresentanti sindacali sui territori e alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno da sempre sostenuto, insieme a noi, la necessità di mettere fine alle violenze e alle aggressioni sui posti di lavoro.”

Prosegue Boccardo: “La battaglia della nostra categoria, condotta anche in Molise, ha ottenuto finalmente uno strumento legislativo  per difendere gli operatori.

Mentre lavoravamo su fronte nazionale, a livello locale chiedemmo alla politica e all’Asrem di attivare un monitoraggio e un maggior presidio e controllo delle guardie mediche, spesso confinate in zone periferiche,  ma sempre senza un minimo riscontro.  

Oggi siamo soddisfatti comunque, perché dopo aver affiancato la battaglia nazionale per ottenere una legge ad hoc,  abbiamo anche sensibilizzato a livello territoriale sulla nostra idea di sicurezza per gli operatori della sanità e finalmente un risultato si è raggiunto. Un ottimo risultato!

Conclude la Segretaria: “Ringraziamo chi ha inteso sposare questa causa a livello nazionale, ma purtroppo lo stesso non possiamo fare sul territorio nei confronti di chi dinanzi alle aggressioni e alle nostre sollecitazioni ha voltato la testa, special modo quando a subirle sono state  donne, spesso sole nelle guardie mediche, vittime anche di violenza e colpevoli “solo” di svolgere la loro missione”.

Ripartire dal Lavoro – CGIL, CISL e UIL il 18 settembre ad Isernia

Dopo l’iniziativa del 29 luglio scorso tenutasi in piazza Santi Apostoli a Roma,
Notte per il Lavoro”, il sindacato unitariamente torna in piazza in tutta Italia.
Purtroppo le tante questioni che aspettano risposte dal Governo ancora non sono state
adeguatamente affrontate e i cittadini non possono più attendere.
Oggi è iniziato l’anno scolastico tra incertezze, timori e tante contraddizioni rispetto alla riapertura delle scuole, l’assegnazione delle cattedre, in attesa di conoscere come la Ministra intenda avviare i concorsi. Una inammissibile confusione normativa, da deficit occupazionale e da carenze strutturali, dovuta anche alla negazione di un confronto con le organizzazioni sindacali, che sicuramente avrebbe aiutato la ricerca di soluzioni adeguate.
Attendiamo una decisa azione specifiche rivolta alle le fasce più deboli, attraverso azioni
specifiche per le persone non autosufficienti, per i meno abbienti e per i pensionati di questo Paese che continuano a pagare gli effetti di una crisi senza precedenti.
Aspettiamo, poi, se le parti datoriali porteranno a conclusione le procedure di rinnovo
dei contratti. Una questione spinosa, in taluni casi inammissibile e irrispettosa, che
interessa milioni di lavoratori di tanti settori che da anni attendono un adeguamento
contrattuale.
Proprio a tal riguardo, l’incontro che i Segretari generali di CGIL Cisl e UIL hanno
avuto con il Presidente di Confindustria è stato chiaramente indicativo sul futuro delle
relazioni che il sindacato porrà in essere:senza il rinnovo dei contratti non può esserci
un dialogo serio e proficuo.
A questi e altri temi, non ci sono state risposte da parte del Governo, che ha varato
circa un mese fa il Decreto Agosto, dove nonostante le tante attese e speranze riposte, si sono riscontrate pochissime luci e molte ombre.
Oggi, siamo ancora in una fase di crisi, in un contesto sociale difficile, condizionato da
un immobilismo politico che non lascia intravedere un impegno concreto rispetto alla
necessità di operare scelte condivise in grado di cogliere le opportunità che le risorse
europee, Recovery Fund e lo stesso MES, sarebbero in grado di realizzare.
Servono nuove risposte in particolare per giovani, donne e pensionati che in questi mesi hanno pagato, più di altri, per la mancata pianificazione di misure in grado di garantire un supporto concreto.

In questo contesto e per questi motivi CGIL, CISL e UIL hanno confermato per il
prossimo 18 settembre una Giornata di Mobilitazione Nazionale che sarà caratterizzata
da iniziative territoriali in tutte le regioni italiane, dal titolo: “RIPARTIRE DAL
LAVORO”.

Le iniziative regionali saranno organizzate di mattina e sarà previsto un numero
definito di posti a sedere per tutti i partecipanti, per garantire il rispetto delle
normative vigenti per il contenimento del Covid.

In Molise la sede indicata per l’iniziativa dalle Segreterie regionali è Isernia.

 

 

 

Molise: dove le opportunità vere … non interessano

“A Roma pensano in grande, peccato che da noi ci si arrabatti quotidianamente nelle nostre piccolezze. E ci sia, soprattutto, distrazione. Rischiamo così di perdere la più grande opportunità di aiuto alla crescita che in Italia ed in Europa sia mai passata.” Così Tecla Boccardo, leader sindacale, che guarda con interesse all’intenzione della politica nazionale di dare priorità alla riduzione dei divari territoriali con le risorse provenienti dal Recovery Fund.

“Ovviamente, come Sindacato, adesso ci aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti e che nel ‘piano nazionale per la ripresa e la resilienza’ per programmare le risorse dei fondi europei inerenti la “Next Generation Eu”, le risorse destinate a ridurre il divario siano superiori alla clausola del 34% (la parte di fondi che dovrebbe essere destinata al Sud, percentuale che negli anni ben di rado è stata assicurata). Infatti, il Mezzogiorno rischia di pagare un prezzo elevato e insopportabile per gli effetti della crisi sanitaria ed economica. Basti pensare al nostro Molise fra la sanità della mancata programmazione e le aziende piccole e grandi in difficoltà o del tutto chiuse. Ma a nessuno pare importare nulla e una programmazione della ripresa economica e occupazionale non è certo la priorità dei politici nostrani.”

 Invece, a parere della Segretaria generale della UIL:“La fiscalità produttiva di vantaggio è una prima positiva ma non esaustiva risposta, anche se anche altro occorre per dare robustezza al sistema produttivo, occupazionale e sociale del Mezzogiorno. Il Sud ha bisogno di investimenti e di pianificazione progettuale per indirizzare le risorse. Occorre puntare su una concentrazione degli investimenti con poche priorità in grado di generare lavoro e buona occupazione, con risorse destinate alla tenuta sociale ed alle grandi opere infrastrutturali materiali e digitali. Per chi si muove, per studio o per lavoro, per turismo o per esportare i prodotti agricoli o della nostra manifattura, è necessario un grande piano di opere sulla cosiddetta viabilità secondaria e il trasporto locale pubblico sostenibile per dare risposte efficienti ai pendolari e affrontare la sfida dimensionale delle imprese e la loro internazionalizzazione, anche attraverso una strategia di politica industriale più robusta e orientata nel medio e lungo periodo.”

 “In una regione come la nostra, poi, è necessario un grande piano di rigenerazione amministrativa che preveda un piano straordinario di assunzioni, di aggiornamento degli attuali dipendenti e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.Questa, infatti, non deve essere considerata un peso morto, laddove deve diventare il volano della ripresa. Certo, si fa fatica a crederci in un contesto dove molti tecnici, quelli che sapevano di fondi comunitari e di investimenti sono stati lasciati a casa la settimana scorsa.”

 Boccardo sintetizza: “Per fare tutto questo oggi ci sono soldi, strumenti, disponibilità nazionali ad accompagnare le politiche di sviluppo che le regioni mettono a fuoco. C’è anche l’interesse delle parti sociali, sindacali e datoriali, a fare la propria parte per orientare, condividere, monitorare, facilitare i percorsi. Se solo ci fosse un po’ più di orgoglio nei nostri politici …, se solo ci fosse la capacità di ascoltare, confrontarsi con i ministeri, utilizzare esperienze d’altri…, se la smettessimo una buona volta di stare a lamentarci… sarebbe fatta. O almeno ci proveremmo.” 

70 dipendenti della Regione a casa. Un pezzo di economia che si fermerà

“Il mantra dimenticato della  campagna elettorale: la parola LAVORO.

Vinte le elezioni questo governo regionale cancella posti di lavoro, manda a casa decine di precari e dimostra di non avere nessuna di quelle ricette annunciate, necessarie e utili a creare le condizioni per generare lavoro nuovo e di qualità!!!

Dalle politiche attive del lavoro e della  formazione alla  Gam; dal trasporto pubblico ai servizi sanitari e regionali:  è tutto in alto mare!

La UIL lancia ancora una volta l’allarme LAVORO!

Oltretutto, nello specifico della questione odierna, non è solo una questione di lavoratori che vengono lasciati a casa, che già di per sé é una tragedia, ma addirittura di un pezzo di economia e di amministrazione regionale che si ferma. E, a questo disastro, nessuno sembra voler porre rimedio, nonostante le risorse esistenti e gli spazi lasciati vuoti  dai tantissimi dipendenti andati in pensione.”

Questo l’allarme di Tecla Boccardo in merito alle ulteriori e imminenti scadenze che riguardano circa 70 lavoratori precari dell’Ente regionale i cui rapporti di lavoro scadono a fine agosto. “Il tutto, paradossalmente, avviene in un momento in cui ovunque sono vietati i licenziamenti.”

E non si tratta nemmeno di lavoratori la cui professionalità e la stessa specificità delle funzioni svolta possano essere facilmente sostituita: “Nel caso specifico, si occupano di Assistenza Tecnica e fungono da fondamentale supporto all’Amministrazione Regionale, come sottolineato dalla stessa in più occasioni anche attraverso atti pubblici. Da qui le preoccupazioni del Sindacato soprattutto per la perdita di un così cospicuo numero di posti di lavoro, ma anche per la tenuta del già fragile sistema economico e sociale. Corrono il rischio di andare in crisi gran parte di quei settori che ruotano intorno al PSR e al fondo di sviluppo e coesione dalle politiche socio-sanitarie piuttosto chele infrastrutture, insomma, quei settori strategici per la nostra regione come ad es. l’agricoltura, considerato che da anni i lavoratori precari prestano la loro opera e competenza a supporto della funzionalità degli uffici regionali e degli Enti Sub Regionali quali l’Arsarp.

Il tutto in un quadro già di per sé preoccupante, a parere della leader della UIL: “Le strutture del sistema regionale sono state fortemente penalizzate dal blocco del turn over reiterato negli ultimi dieci anni, da scelte inadeguate in tema di occupazione e di contrattualizzazioni del personale, dai pensionamenti che dal 2016 ad oggi hanno prodotto la riduzione di circa 220 unità lavorative a tempo indeterminato e di circa 100 dirigenti. È evidente che siamo di fronte ad una grave carenza di personale e di competenze professionali che non sono in linea con il reale fabbisogno di personale utile a garantire la funzionalità e il buon andamento della nostra pubblica amministra con conseguente rallentamento della gestione amministrativa.”

E in un momento del tutto particolare, evidenzia Boccardo: “A breve si dovranno gestire importanti risorse europee che sono messe a disposizione delle politiche anti crisi post COVID e che necessitano, assolutamente, di professionisti già formati ed esperti. Purtroppo, l’attuale assetto professionale non può garantire la rispondenza a criteri di efficienza, efficacia e razionalità organizzativa, rispondendo solo a stringenti vincoli di spesa che ostacolano il rilancio del territorio. Non investire sul pubblico impiego facendo leva sulle migliori energie e competenze di cui esso già dispone – rincara la dose la Sindacalista – significa rinunciare a priori alla positiva prospettiva di rilancio e sviluppo del Molise. Oggi che il problema non sono le risorse, ma la capacità di spesa, non possiamo farci cogliere impreparati. E invece lo saremo!”

Nelle scorse settimane il Sindacato le aveva provate tutte, suggerendo alla Regione, ad esempio, di stipulare accordi in deroga con i Ministeri competenti per la proroga dei contratti a termine sollecitando anche l’attivazione, non a spezzatino, di nuove selezioni a valere sulla nuova programmazione, valorizzare le esperienze acquisite anche attraverso la velocizzazione di procedure di stabilizzazione dei tanti precari storici che, pur lavorando da molti anni nella Regione Molise, sono ancora in attesa “Nonostante le numerose norme a livello nazionale e comunitario che condannano l’utilizzo prolungato dei contratti a tempo determinato per sopperire a carenze croniche delle dotazioni organiche.”

La Segretaria generale della UIL Molise accusa: “Non se n’è fatto nulla. Né con la messa in campo di tutte le possibili azioni e gli atti amministrativi utili a superare il precariato, né per la valorizzazione delle esperienze lavorative del personale, tanto meno con la proroga dei contratti in scadenza. Un totale disinteresse per il buon funzionamento della macchina regionale. Come se questa non fosse una premessa indispensabile per la ripartenza economica, occupazionale, sociale.”

Appello per un Ferragosto di azione

A Roma, proprio in queste ore, sta succedendo di tutto e decisioni impegnative vengono prese per l’uscita del nostro Paese dalla tragedia del virus e dalla crisi economica in cui ci avvoltoliamo da tempo. Sarà per le risorse, cospicue, in arrivo dall’Europa, sarà perché non siamo mai caduti così in basso e, a questo punto, non possiamo che risalire, … sta di fatto che, in fondo al tunnel, si comincia ad intravedere una luce.

 Le parole d’ordine sono su tutti i giornali: blocco dei licenziamenti e incentivi alla nuova buona occupazione, ammortizzatori sociali per assicurare un reddito ai lavoratori sospesi dal lavoro, valorizzazione dell’ambiente, ricostituzione di filiere produttive con un forte vincolo al territorio, politiche di favore per far ripartire il sud, anzitutto il sud.

 Non è certo questo il momento, per chiunque tiene al Molise, per smobilitare, per guardare altrove (normalmente al nostro ombelico), per chiudere tutto ed andare in vacanza.

 Ora, se una idea positiva per il settore del turismo ce l’abbiamo, la dobbiamo tirare fuori. Se qualcosa pensiamo di fare per riqualificare l’azione della nostra disastrata sanità, adesso dobbiamo muoverci. Se i troppi lavoratori precari li vogliamo davvero stabilizzare, dobbiamo agire.

 Solo un esempio, che valga per l’intero complesso produttivo. Se qualche possibilità di ricostituzione della filiera avicola si presenta all’orizzonte, va coltivata, verificata, supportata. Adesso, non quando ci saranno, nuovamente, i lavoratori ex Gam sotto le finestre di via Genova. Se non ci attiviamo, se aspettiamo che tutto faccia, con lentezza e senza alcuna guida, il proprio corso… siamo spacciati: a fine anno gli ammortizzatori ordinari ma anche quelli Covid saranno terminati, i licenziamenti ritorneranno possibili, gli incentivi all’occupazione e per lo sviluppo di attività imprenditoriali saranno destinati ad altri.

 Questo è un appello ai parlamentari molisani, agli amministratori locali, persino alle forze sociali e della rappresentanza del nostro territorio: si sta alzando un po’ di vento, una lieve brezza che da tempo non avvertivamo, come Sindacato confederale vogliamo che diventi un forte vento, capace di spazzare via i nuvoloni della crisi economica e del disagio sociale. Ma nel frattempo, noi molisani, cominciamo a tirare su le nostre vele, verifichiamo la rotta, riprendiamo il nostro viaggio.