Ha ragione la Banca d’Italia: qualcosa in Molise sta succedendo, dal punto di vista del quadro congiunturale dell’economia. Ma il ritmo della crescita e della ripresa economica è lento, troppo lento. Le famiglie consumano un poco di più (magari accedendo al credito al consumo), le esportazioni crescono, le grandi imprese (per poche che siano) stanno incrementando la produzione, qualche segnale di vita nell’edilizia. Magari c’è qualche occupato in più, anche se sono molti coloro che stanno rinunciando persino a cercarsi un lavoro o emigrano. Meno ammortizzatori sociali ma, attenzione, spesso si tratta di situazione dove la cassa integrazione/mobilità si è esaurita. Insomma, i dati presentati stamattina ad Isernia vanno letti nella complessiva situazione dell’economia molisana dove, da anni, si sta assistendo all’entrata in crisi di un intero sistema economico basato sulla finanza pubblica, sulla Regione imprenditore, sul pubblico impiego, sui posti di lavoro realizzati per la clientela e sui favoritismi, sulle magre pensioni che sono il vero ammortizzatore sociale per le famiglie, su un po’ di ricchezza prodotta dal lavoro nero o irregolare, sulla piccola evasione fiscale. Quello che dispera è constatare che un diverso modello di sviluppo, una nuova politica che crei ricchezza e occupazione vera, stabile, ben remunerata, stenta a delinearsi e concretizzarsi. Da tempo come Sindacato rivendichiamo impegno a governare le tante situazioni di emergenza e progettare un futuro per il Molise che faccia leva sulle opportunità che oggi ci sono: area di crisi complessa e non complessa, patto per il Sud, fondi europei. La nostra ricetta: È necessario: “fare assieme” coinvolgendo le parti sociali nella programmazione della ripresa economica, occupazionale e sociale; “fare presto” perché con i tempi della crescita fotografati dalla Banca d’Italia ci vorranno decenni per riprenderci; “fare bene” evitando le scorciatoie di chi rimanda la soluzione dei problemi sperando che si risolvano da sé; “fare con convinzione” avendo in testa (ma anche nel cuore e nelle mani) un progetto vero e credibile per una regione la cui popolazione è allo stremo e, pur lieta delle buone notizie di oggi, comincia a perdere la speranza nel domani.
LA CASSA INTEGRAZIONE GALOPPA (ED E’ STRUMENTO DA RIVEDERE), MA DA NOI QUANDO PARTE UN PROGETTO VERO PER LA RIPRESA?
Non passa settimana senza che vi siano dati statistici ed economici da commentare: prima la Svimez, poi l’Inps, ieri sulle pensioni, oggi sulla cassa integrazione, domani vedremo. Ma c’è qualcuno che li guarda, che ci ragiona sopra? Fra le tante strutture della Regione, c’è un centro studi? E c’è un qualche pubblico amministratore che, sulla base di dati e di tendenze, disegna una strategia e mette a punto un progetto vero per la ripresa economica, occupazionale e sociale?” “Sembra ormai che il Paese, e anche la nostra classe politica, si sia assuefatto con il perdurante stato di difficoltà di una buona parte del nostro apparato produttivo. Oramai le richieste di ore di cassa integrazione, pur in presenza di oscillazioni, si mantengono ancora ad un livello alto. La febbre, quindi, è più sotto controllo che debellata. In particolare, sembra permanere una infezione che colpisce quella parte del sistema produttivo più esposta alla concorrenza a partite dal settore manifatturiero. Ciò sembra certificato dal costante alto numero ore per la cassa integrazione straordinaria, strumento principale per cercare di governare, senza drammatici effetti sociali, le profonde ristrutturazioni aziendali.” Ecco come sta andando: nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, sono state complessivamente richieste nel Paese oltre 506 milioni di ore, con una diminuzione del 13,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ad aumentare sono state solo le ore di cassa integrazione straordinaria per un totale di oltre 340 milioni, mentre hanno subito una flessione sia le ore di cassa in deroga che l’ordinaria. Ed in Molise? Ad ottobre sono state autorizzate 391.342 ore di cassa integrazione (si tratta di circa 2.300 posti di lavoro), erano 123.410 a settembre: la più alta crescita in Italia, praticamente alla pari con la Liguria. Nei primi dieci mesi di quest’anno sono state autorizzate 2.020.003 ore (erano circa 3.300.000 nello stesso periodo dell’anno precedente). Sono troppe le cose che non vanno: da noi la ripresa non arriva, anche se ci sono segnali di interessamento di imprenditori e qualche dato significativo sulla crescita del nostro Pil. E, per proteggere i lavoratori nel frattempo che qualcosa davvero si riprenda, dobbiamo fare i conti con le molte rigidità poste nell’utilizzo della cassa integrazione in generale, e della straordinaria in particolare, tramite il contenimento temporale, le esclusioni per alcune tipologie di crisi, l’alto costo per le imprese. Abbiamo chiesto al Governo di cambiare verso ma la risposta è stata parziale e solo per il 2016. Ed è per questo che insistiamo nel far sì che il 2017 sia l’anno per ‘fare un vero tagliando’ al Jobs Act. A parere della UIL vanno rimodulati gli strumenti di protezione sociale alla luce, anche, della scomparsa definiva dell’indennità di mobilità che protegge, comunque, ogni anno oltre 150 mila persone. Dal momento che tanti lavoratori vivono l’esperienza di avere un reddito da ammortizzatore sociale, è opportuno che la politica ed il legislatore operino con saggezza nel regolare questa leva con alto senso di solidarietà. Nel frattempo i nostri amministratori leggano i dati, facciano elaborare valutazioni e proiezioni, mettano a punto una strategia, un progetto vero per la ripresa.
Tecla Boccardo
Vicenda Gam
Un Sindacato determinato e protagonista, affidabile interlocutore e con la fiducia dei lavoratori, deve protestare, incalzare, negoziare e proporre, denunciare le tante cose che non vanno, ma riconoscere e apprezzare le scelte quando sono condivisibili.
Qui dico la mia ed esprimo la valutazione della Uil sui più recenti sviluppi della vicenda Gam
Crisi del settore vigilanza
La Uiltucs Molise e la Filcams Molise nelle persone di Pasquale Guarracino e Daniele Capuano, hanno scritto una lettera al Prefetto di Campobasso per chiedere un tavolo tecnico in modo da poter discutere con coloro che sono attori principali e che si occupano di controllare gli istituti di vigilanza, affinchè certe cose non accadano più.
Nello specifico, i due rappresentanti sindacali lamentano la condizione in cui sono costretti ad operare gli agenti dei principali istituti di vigilanza. “Ormai – scrivono in una corposa missiva – non c’è neanche più la certezza del pagamento dello stipendio mensile; ormai si è diffusa la prassi di non pagare con regolarità lo stipendio, oppure, all’interno dello stesso istituto di vigilanza, ci sono lavoratori che percepiscono lo stipendio prima di altri. Spesso – continuno – negli istituti non vengono regolarizzate le quote dei versamento per i Tfr o per l’assistenza sanitaria o assicurativa”. Situazioni che hanno messo in condizione i due rappresentanti sindacali di intraprendere anche azioni legali.
Inoltre, Guarracino e Capuano, denunciano anche problemi “in ordine alla sicurezza sul lavoro dei dipendenti – dicono ancora – siamo costretti a segnalare che l’equipaggiamento loro fornito è insufficiente: giornalmente i lavoratori della vigilanza si trovano ad affrontare problemi come, ad esempio, il mal funzionamento delle radio trasmettitrici delle auto, oltre a subire pregiudizi per l’assenza di norme di sicurezza e delle condizioni igienico – sanitarie sui cantieri. Non arrivano più neanche le divise dei lavoratori, come invece previsto, e quindi i dipendenti sono costretti ad arrangiarsi con quello che hanno, con lesione anche del decoro personale ed aziendale. In alcuni istituti, infine – dicono – non vengono tenute in debita considerazione le previsioni del CCCNL di Categoria in ordine alle pause, sempre a danno dei lavoratori”.
I due rappresentanti sindacali, sperano in una immediata convocazione da parte del Prefetto
SVIMEZ CONFERMA RIPRESA DEL SUD: ADESSO OGNUNO DIA IL MASSIMO!
Il Rapporto SVIMEZ, pubblicato oggi, mette in evidenza che se riparte il Sud cresce l’intero Paese. Si tratta di un cambio di passo particolarmente significativo -commenta l’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – in quanto interviene dopo un settennio di ininterrotta riduzione del livello del prodotto rilevabile in tutte le regioni.Tutte le regioni meridionali interrompono la recessione, ma la notizia che più ci fa piacere è questa: è il Molise, con la Basilicata e l’Abruzzo, che guida la ripresa. Da noi il ritmo di crescita nel 2015 è stato pari al 2,9 %. La crescita e’ dovuta al turismo, all’agricoltura ma anche all’accelerazione della spesa dei fondi comunitari 2007-2013. E’ ancora alto il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, tant’è che da noi la disoccupazione è ancora troppo alta, specie quella giovanile, e molte sono le famiglie di lavoratori che tirano avanti con ammortizzatori sociali. In Molise la povertà morde ancora e i segnali di ripresa, che pure la SVIMEZ coglie, riguardano pochi settori economici e limitati contesti. Si consideri, poi, che anche in Molise ci vorrà molto tempo ancora prima di recuperare quanto perso negli anni scorsi, in termini di economia reale e di reddito prodotto e a disposizione dei lavoratori e delle loro famiglie.Va sostenuta in ogni modo la ripartenza del Sud, attraverso una politica di crescita globale di tutto il territorio italiano, in cui deve impegnarsi la politica nazionale. Ma occorre anche un impegno più deciso da parte degli amministratori locali per non disperdere le opportunità che pure oggi sembrano esserci, fra Aree di crisi complessa e non complessa, patto per il Sud firmato di recente con Renzi, distribuzione di finanziamenti per il sostegno all’agricoltura o impegni di spesa per la sistemazione della rete viaria.E’ necessario introdurre subito la decontribuzione per le nuove assunzioni, accelerare gli investimenti, spendere presto e bene le risorse dei fondi comunitari del 2014-2020, dare pieno avvio al nostro Masterplan per il Sud.E, ancora, per la ripresa del Molise è fondamentale il rilancio dell’industria manifatturiera e qui il riferimento più immediato è alla GAM e allo Zuccherificio. Ma come UIL vogliamo anche la tempestiva individuazione, anche nella nostra Regione, di una o più ‘Zone Economiche Speciali’, ovvero delle zone con tassazione diretta e indiretta inferiore, al fine di attrarre investitori e sostenere la ripresa economica e occupazionale (il solo modo per salvaguardare anche la coesione sociale e la stessa esistenza del Molise).